
Aquilino
Aquilino Salvadore è nato a Tradate (VA). Insegnante fino al
2006, dal 1984 al 1994 ha condotto, con Benedetta Bonacina, "La
bottega dei ragazzi", luogo di animazione e di sostegno psicologico,
che si è sempre più caratterizzata come compagnia teatrale.
Scrive libri per ragazzi e per adulti. Conduce laboratori di teatro,
è direttore artistico dell'associazione di teatro "Tecneke".
Una biografia parziale per una tesi di
laurea
PUBBLICAZIONI
IL FANTASMA DELL'ISOLA DI CASA, Piemme, 1994
ZAINETTO DI PIOMBO, ed. Stampa Alternativa - "Millelire",
1995
I BEBE' NASCONO SUGLI ALBERI, Paoline, 1996
FANTASMI CON L'OMBRELLO, ed. SEI, 1998
GOBBO IL RE STORTA LA REGINA, in Teatro per ragazzi ,
Erga, 1999
L'IRA DELLA STREGA VAMPIRA, E.Elle, 2000
NELLA TANA DELLA DONNA MEDUSA, Edizioni Messaggero Padova, 2000
I MOSTRI DELLA TERRA DI ROAN, Bruno Mondadori, 2001 (con Cinquetti)
ROTELLA, Bruno Mondadori, 2001
LO ZIO MATTO CHE PORTA VIA, Emme Edizioni, 2001
BILU' CHE MANGIA IL MONDO, Ed. Signum, 2001
LETTERA DAL DESERTO FUTURO, Edizioni Messaggero Padova, 2002 (con Cinquetti)
CHE CI FANNO 36 PINGUINI IN AFRICA?, E.Elle, 2001
LA PECORA VOLANTE, Ed Lapis, 2002
PASSIONE PALLONE, Bruno Mondadori, 2003 (con Cinquetti)
BILLINO DI TUTTI I COLORI, Emme Edizioni, 2003
UNA CAPANNA IN PRESTITO, Mela Music, 2003
PACE E TOCCO TERRA, Lapis, 2003
CACCIATORI DI ORCHI, Fabbri, 2003
KOATTI, Ed. Salani, Gli Istrici, 2004
MONDI IMPOSSIBILI, Fabbri, 2004
MONDO DI MOSTRI, Bompiani, Delfini, 2005
IL TEMPO DEGLI ORCOIDI, Fabbri, 2005
M-MOSTRI, TREMATE!, Raffaello, 2008
TI SALVERO', CANAGLIA, Giunti, 2008
LE CROCIATE DEI SANTI INNOCENTI, Robin 2010
UN FAUNO IN LEGNAIA, Robin 2010
ORRENDI PER SEMPRE, Giunti 2010
DENTRO UN INCUBO, NEONATE SCATENATE, Ardea 2010
D'ARMONIA, DI SANGUE, Robin 2011
UN PAESE BAMBINO, Stoppani Edizioni 2011
ROTELLA, Noi Book 2011
I SEGRETI DI BLAAD, Giunti 2011
NELLE MINIERE DI MOLOOC, Giunti 2012
SE MUORE UN ARLECCHINO, Robin, 2012
TREDICI TESTI PER IL TEATRO, Il mio libro, 2012
ALTRI TESTI PER IL TEATRO, Il mio libro, 2012
TESTI TEATRO BAMBINI RAGAZZI, Il mio libro, 2012
ALTRI TESTI TEATRO BAMBINI RAGAZZI, Il mio libro, 2012
FIABE PER LEONI VENEZIANI, racconti di autori vari, La Toletta 2012
NEL REGNO DI TOVAGLIA, ebook Kindle
DEATH WATCH, Lampi di stampa, 2011
MESSALINA DI BRUGHIERA, Lampi di stampa, 2012
SCUDO E PORPORA, ebook 2013
NEL REGNO DI TOVAGLIA, ebook 2013
LA RIVOLTA DEI CITTADINI GLADIATORI, ebook 2013
BAMBINI D'OMBRA, ebook 2013
GIOIA, ebook 2013
DRAGOL, ebook 2014
LAMENTO DI ERACLE, Eretica Edizioni, 2017
LA FURIA DI RACHELES, Eretica Edizioni, 20128
PASSIONE DI FEDRA, Gilgamesh Edizioni, 2018
IL TUO NOME E' CORAGGIO, Einaudi Editore, 2018
L'INVASIONE DELLE TORTORE MIGRANTI, Segni&Parole, 2021
INTORNO AL FUOCO NEL BUIO, Lapis, 2022
Premi letteratura
Premi teatro
Pubblica con il solo nome AQUILINO
Aquilino Salvadore, Via Repubblica 50, 28047 OLEGGIO (NO)
tel 3408169535 - c.f. SLVQLN49D10L319D
Email
Sito Internet: www.aquilino.biz
FACEBOOK: aquilino di oleggio
|
INTERVISTA a cura
di Elettra Cecilia
Pubblicato il 25/05/2008
http://guide.dada.net/danza_contemporanea/interventi/2008/05/331183.shtml
Elettra: Quando hai scoperto la passione e il talento della scrittura
in te?
Aquilino: Avevo undici anni e un pomeriggio di pioggia scrissi di getto
una poesia con le rime e in metrica. Mi sembrò così simile
a quelle dei libri che pensai che anch’io avrei potuto fare lo scrittore.
Da quel giorno non ho più smesso di scrivere poesie, racconti,
romanzi e testi teatrali.
Elettra: Quali son stati da ragazzo adolescente e quali sono ora i tuoi
autori preferiti?
Aquilino: Da ragazzo ho letto Salgari, Verne e poi tutto quello che trovavo
perché leggere mi piaceva tantissimo. Mi sedevo sul pavimento in
cucina e smettevo solo perché mia madre mi sgridava dicendo che
sarei diventato cieco. Non ero però un solitario. La mia vita si
svolgeva soprattutto all’aperto in compagnia degli amici. Non c’erano
ancora televisione e play station e le nostre avventure non erano certo
virtuali: campi, boschi, discariche, torrenti, fienili… Si era sempre
in giro, a piedi e in bicicletta, a caccia di insetti e animali o a fare
battaglie tra di noi. Insomma, l’avventura non c’era solo
nei libri, era esperienza quotidiana.
Da adolescente ho letto centinaia di libri di fantascienza, poi ho scoperto
i gialli, i thriller e così via. Ora leggo ogni tanto romanzi a
sfondo storico (Cornwell, Hobb…), ma soprattutto libri sulla storia
medievale, dal secolo X al secolo XIII. È un periodo che mi ispira
sia per la prosa (sto scrivendo Le crociate dei Santi Innocenti, la storia
romanzata delle crociate dei fanciulli del 1212) sia per il teatro. Sono
passati ottocento anni, ma poche cose sono cambiate rispetto al potere,
all’ingiustizia sociale, all’emarginazione, all’ignoranza
delle masse…
Leggo anche autori per ragazzi come Pullman, Stroud, Pratchett.
Elettra: Dalla tua biografia si legge che hai svolto attività di
animazione con Centri d'Incontro, Associazioni di Disabili, Amministrazioni,
Scuole dalla materna alle superiori. Cosa ha significato per te fare animazione
con ragazzi diversamente abili e con i ragazzi in generale?
Aquilino: Ricordo ancora gli abbracci stritolanti di Franca, Erminia
e di altre ragazze che nel teatro trovavano divertimento, riconoscimento,
sfida, autostima… Ricordo spettacoli come I cavalieri della tavola
rotonda e Voglio andare al mare e la riduzione della Traviata, tutti un
poco folli perché sceneggiati assieme ai ragazzi del Centro.
Ricordo la cordialità di anziani di ottanta e più anni,
e i momenti tristi quando capitava che uno si ammalasse e morisse…
una volta poco prima il debutto, l’altra tre giorni dopo. Ma il
tempo maggiore l’ho speso con i ragazzi, dapprima organizzandoli
per carnevali, animazioni natalizie, spettacoli per l’Unicef…
e poi facendo teatro insieme a loro.
Mi hanno regalato qualcosa di invidiabile. La possibilità di non
perdere di vista l’infanzia e l’adolescenza, e quindi di maturare
senza rinunciare alla preziosa leggerezza dell’anima che invece
di solito negli adulti si spegne. Ho mantenuto così la capacità
di emozionarmi ancora, di stupirmi e incuriosirmi, di valutare le cose
davvero importanti, di riconoscere il grande valore dell’affettività,
di non farmi trascinare in vortici assurdi di soldi e potere.
Rimanere sempre un poco bambini significa mantenersi liberi, vitali, creativi.
Di questo ringrazio le centinaia di bambini e ragazzi che per trent’anni
hanno vissuto avventure insieme a me.
Elettra: Leggendo su di te nel tuo bellissimo sito, mi ha colpito molto
questa tua affermazione su te come ragazzo: " Sentivo di non aderire
del tutto alla realtà e vivevo soprattutto "dentro".
Mi ritrovavo nei miei sogni e mi sentivo un po' diverso dai miei coetanei
....la scrittura mi ha fatto scoprire che realtà e fantasia sono
sorelle".
Realtà e fantasia oggi spesso viaggiano su binari diversi, ma come
faresti capire ai giovanissimi che possono essere sorelle e viaggiare
insieme in una società complessa e difficile come la nostra?
Aquilino: La società, in sé, è complessa e difficile
in ogni tempo, proprio perché non muta e si mantiene solida e respinge
gli attacchi con determinazione e cinismo. Essa bada di più a preservare
il sistema che ad assicurare la felicità del singolo. Senza che
ce ne rendiamo conto condiziona la nostra vita e i ragazzi ne sono le
prime vittime. Televisione, moda, divismo, realtà virtuale…
Penso che molti ragazzi rischino di mettere in soffitta il proprio cervello
e di comportarsi in modi stupidi e balordi che non gli appartengono. Tanti
episodi di bullismo, di sfide sconsiderate, di scherzi idioti e pericolosi…
che senso hanno? Tanta droga tra i giovani, che senso ha? Che gusto c’è
a perdere l’autostima, a sentirsi sempre più depressi, inutili,
infelici?
La società ci propina (si fa un uso disgustoso e perverso della
televisione!) modelli inconsistenti di evidente imbecillità perché
non vuole che i giovani pensino con la propria testa e che immaginino
con la propria fantasia. Ecco che cosa bisogna fare: recuperare un proprio
mondo interiore autonomo e indipendente.
Recuperare la verità di se stessi, riscoprirsi e amarsi, opporsi
alla globalizzazione nel senso di omogeneizzazione delle diversità.
Rivendicare la propria originalità! Ritrovare sensibilità,
compassione, rispetto, collaborazione… Essere critici, per non cadere
nei tranelli di soldi facili e successo immediato. E non diventare mai
vittime. I ragazzi devono fare musica, teatro,danza, poesia… e invece
li si spinge solo al calcio e alla carriera televisiva. Mi vengono i brividi.
Seconda parte dell'intervista ad Aquilino a cura di Elettra Cecilia
Elettra: La tua esperienza di vita nel mondo della scuola come insegnante
fino al 2006, giornalista, attore e psicoterapeuta, quanto ti ha influenzato
nello scrivere testi e storie per ragazzi?
Aquilino: Penso che sia tutto collegato in modo forte ed efficace: insegnamento
(e apprendimento, l’altra sua faccia), conoscenza del mondo (poi
diventata storica), psicologia (che scoperte quando mi sono fatto ipnotizzare
e poi ho praticato l’ipnosi sui ragazzi!), teatro (prima amatoriale,
un’avventura di paese, poi un corso con Dario Fo, altri corsi, le
emozioni dell’attore, e quindi del regista…), e anche esperienze
di circoli culturali e riviste di poesia, di critica d’arte, e l’amore
per la musica… Insomma, quando scrivo tutto confluisce, tutto si
fonde nella parola. Il primo effetto è sentirmi vivo. Come se dentro
di me giocassero voci, suoni, note, colori, immagini…
Elettra: Come è nata la storia "Gobbo il Re Storta la regina",
che metteremo in scena ad Artena in provincia di Roma, il 6 giugno 2008
presso il Teatro Parrocchiale della cittadina. Dove hai preso l'ispirazione?
E' un testo ricco di azione e teatrale nella musicalità della lingua,
essendo scritto in rima che ha appassionato tantissimo noi docenti del
laboratorio di teatro e danza, ma anche i nostri alunni attori.
Aquilino: Dal 1984 al 1994 ho organizzato nella mia casa una Bottega
dei ragazzi. Accoglievo gruppi di una decina di bambini e ragazzi e proponevo
fotografia, pittura, burattini… Poi però le attività
si sono unificate nel teatro e allora ho cominciato a scrivere testi.
Alcuni inseguivano un’idea strana: gli autori di teatro per ragazzi
erano adulti e i ragazzi li andavano a vedere; i miei ragazzi avrebbero
ribaltato il rapporto, invitando gli adulti a vedere loro.
Scrissi così testi come Mamma mammazza (che ora la compagnia per
cui scrivo, Lupusagnus, ripropone come testo adulto!), La nonna radioattiva,
Piccolo mostro, Totila… che sconcertavano gli adulti e, a volte,
suscitavano forti critiche. Altri testi erano invece a misura di bambino,
quelli sul carnevale, su Arlecchino, o Rogna carogna giù nella
fogna. Gobbo il re fu scritto per una delle rappresentazioni di fine anno
e realizzato anche con i burattini.
Elettra: In Gobbo il re, storta la regina, si fa riferimento a dei valori
molto belli per l'educazione dei nostri alunni come la pace, l'amicizia
e l'armonia fra popoli e persone differenti. Molto amozionante quello
che scrivi alla fine del testo: ....Basta, basta con la guerra! Riportiamo
la pace sulla terra, l'amore e la giustizia, il frutto dolce dell'amicizia
.....La violenza non porta che violenza, distrugge innocenza e intelligenza.
Facciamo che uno solo sia il castello, progettiamo un futuro più
bello. Educhiamo i nostri figli alla vita e che ogni violenza sia finita.
Quale messaggio concreto e diretto daresti ai nostri ragazzi per attuare
la costruzione di questo castello?
Aquilino: Direi loro di stare attenti alle dinamiche di ogni giorno.
Le grandi cose non si fanno nelle piazze o davanti alle telecamere, ma
nelle aule di scuola, nei cortili, nei giardinetti…
Direi loro di stare attenti a come trattano gli altri e a come sono trattati,
di misurare le azioni secondo i loro effetti sugli altri, soprattutto
sui più deboli, di pensare con la propria testa e di scegliere
sempre la disponibilità, l’accoglienza, la fiducia, l’onestà,
la correttezza, la solidarietà…
Direi loro di misurare la rabbia e il pregiudizio, di non temere di andare
contro corrente. E anche di stare attenti alle prediche fasulle degli
adulti, che spesso parlano di valori solo per difendere sistemi oppressivi
e chiusi.
Elettra: Nella classe spesso, come un microcosmo, ci sono realtà
emotive e umane molto difficili da gestire e di disagio sociale trai nostri
alunni e pensare ad un futuro più bello ad un castello di armonia
e di pace tra loro è difficile, cosa diresti a noi docenti?
Aquilino: Che purtroppo spesso non ci si vede premiare una strategia educativa
corretta e professionale. Si prova amarezza perché le intenzioni
erano buone e invece sembra di avere perso tempo o di avere ottenuto l’effetto
contrario, scatenando reazioni di ingratitudine, aggressività,
disprezzo… Ricordo un’alunna difficile, temuta da tutti. Sigarette,
parolacce e volgarità, botte anche ai maschi, disistima per i docenti
morti di fame (ricca famiglia milanese, espulsa da istituto privato, storie
di droga). Contro il parere dei miei alunni (era la mia ultima classe,
una terza) l’ho fatta trasferire da me e con pazienza, ma con polso,
sono riuscito a portarla all’esame e a farglielo superare in modo
dignitoso. Invece di un grazie, ho avuto solo una rispostaccia. Ma che
importanza ha? Lei ha fatto un’esperienza positiva, gli altri hanno
imparato qualcosa sulla tolleranza e io sono comunque rimasto soddisfatto
del mio lavoro. Quando abbiamo un riconoscimento affettivo è un
aiuto, è vero; ma se manca, siamo comunque contenti di noi stessi.
Il nostro potere è molto limitato. La vita è più
forte. L’ambiente in cui vivono i ragazzi è più forte.
A volte la loro personalità è refrattaria a ogni intervento.
A volte si può anche valutare se vale la pena di perdere tempo
con chi non intende cambiare. Possiamo solo dirgli: se vuoi, sono qui.
Elettra: Gobbo il re storta la regina, andrà in scena tra poco,
ci abbiamo lavorato per diversi mesi nel progetto "Scuole aperte"
promosso dall'ex-ministro Fioroni. E' stata una bellissima esperienza
umana nel vedere i nostri alunni anche i più silenziosi trasformarsi
in attori, scenografi, danzatrici e scoprire il proprio talento nascosto,
abbandonarsi alla forza teatrale e comica del testo e danzare sulla musica
di Marco Schiavoni che accompagna i momenri di scena e di danza. Abbiamo
fatto danzare le streghe che alla fine diventano fatine della pace proprio
per sognare il castello del futuro fatto di pace, uguaglianza, amicizia
e amore.
Cosa diresti agli alunni della scuola Media Serangeli di Artena prima
di andare in scena? E nella vita?
Aquilino: Date voi stessi al pubblico con il maggiore trasporto possibile,
lasciatevi andare con generosità, ignorate la paura e sentitevi
non più voi stessi, ma musica voce gesto movimento, sentitevi belli
e comunicate bellezza.
Così diverrà un’esperienza preziosa che non nascerà
in voi solo perché vi applaudono, ma perché in ognuno di
noi c’è l’esigenza di comunicare cose belle e profonde,
di cercare qualcosa al di là della routine quotidiana, di controbilanciare
l’agghiacciante cinismo e la orribile crudeltà del mondo
con momenti di arte.
Non esibitevi per essere i primi o per fare bella figura, ma esibite voi
stessi a voi stessi, divertitevi e godete di quello che fate di fronte
ai vostri stessi occhi.
Ascoltatevi e vogliatevi bene, emozionatevi e scoprite ogni giorno qualcosa
di nuovo, tollerate gli altri e cercate gli amici fedeli, fate le cose
giuste e fate anche quelle rare, che la massa ignora.
Non siate identici a milioni di altri manichini. Siate vivi e voi stessi,
sempre.
Intervista a cura di Elettra Cecilia
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L'INTERVISTA di FORKIDS
a cura di Laura Ogna
Missioni Terrore, Sottopassaggi Zombie e Vampiri, Universi Nebbiosi
e Cavalieri Audaci sono alcuni dei mondi e dei personaggi fantastici
che nascono dalla penna di AQUILINO, uno scrittore per ragazzi italiano
tra i più amati. Per chi (cadendo in errore come me) credeva
che Aquilino fosse un originale pseudonimo in questa intervista scoprirà
qual è la vera storia. Di sé Aquilino dice che “semplicemente”
scrive libri. Questo è il suo lavoro, che adora con tutta la
passione che possiede. E non c’è niente altro che desidererebbe
di più fare.
Dopo esperienze come giornalista, attore e psicoterapeuta ha iniziato
a scrivere per il teatro e quindi a creare libri per ragazzi. In dodici
anni ha scritto oltre una ventina di titoli, tra i più recenti
vi è la trilogia iniziata con i Cacciatori di Orchi e conclusasi
con Il tempo degli orcoidi (pubblicati da Fabbri), il divertentissimo
Koatti edito da Salani nel 2004 e Mondo di mostri uscito per i tipi
di Bompiani nel 2005.
Come sei diventato uno scrittore per ragazzi?
Scrivevo già testi di teatro, che poi mettevo in scena assieme
ai frequentatori della Bottega dei Ragazzi, un luogo dove svolgere attività
espressive che ho coordinato per dieci anni, dal 1984 al 1994. La mia
amica e collaboratrice Betti mi dice: «C’è un concorso,
manda qualcosa». Si trattava del Premio Il Battello a Vapore.
Scrissi in pochi giorni Il fantasma dell’isola di casa…
e vinsi! La pubblicazione con Piemme fu un forte incentivo. Mi misi
a scrivere in modo folle e… quanti inediti nel mio cassetto! Ci
sono voluti anni per imparare qualcosa e ora continuo a imparare, perché
scrivere per ragazzi non relega in una serie B della Letteratura, ma
è stimolante e pone obiettivi sempre più alti.
Teatro e letteratura: come si influenzano, si
alimentano ed eventualmente si intrecciano i due tipi di scrittura?
Ho sempre fatto un teatro più di parola che di figura, e ho sempre
dovuto fare i conti con le parole: che non fossero troppe, che non fossero
banali, che risultassero subito espressive, che non si piegassero alla
noia… Il teatro mi ha dato il gusto per i dialoghi, l’attenzione
per un montaggio agile e d’effetto, la sensibilità per
una comunicazione non solo di valori formali, ma di contenuti; e anche
l’orrore delle parole vuote e il coraggio della provocazione e
dell’andare controcorrente.
Come è nata la Trilogia dei Mondi Impossibili
che regala al lettore un universo estremamente ricco in cui si intrecciano
personaggi storici e fantastici?
Cacciatori di Orchi è nato dalla proposta fatta a un amico in
crisi: scriviamo un libro fantasy insieme, magari ti strappa dalle braccia
ossute dell’angoscia. Abbiamo elaborato un abbozzo dell’Universo
Nebbioso e scritto una ventina di pagine. Poi l’amico ha seguito
altre strade, la bozza è rimasta nei meandri del computer per
quattro anni. Un giorno ho ripescato il file, che come un seme è
germogliato ed è diventato un libro. Il mio primo di questo genere.
Mi ero divertito molto a scriverlo, volevo continuare a creare mondi
sui quali evadere, ma cercavo mondi nei quali l’immaginazione
si fondesse con la realtà (volevo fare come L’Ink?). Cercavo
un quadro. Quando ero universitario a Milano andavo ogni tanto a Brera
per contemplare un quadro che mi aveva colpito. Quale, non ricordavo
più. Feci una visita virtuale in internet e… eccolo, il
quadro fatidico: la Pala di Piero della Francesca! Così avviai
l’amalgama tra fantasy, fantascienza, arte, storia… per
affermare l’anarchia dei generi, l’assoluta libertà
creativa.
C'è tra i tuoi libri un titolo a cui sei
più legato e per quale ragione?
Koatti? Perché è originale, vivo, vero, ma non è
stato facile pubblicarlo e non è stato notato quanto avevo sperato.
Cacciatori di Orchi? Anche, perché mi ha fatto abbandonare un
sentiero per una strada larga e senza fine, con mille traverse da esplorare.
Nei tuoi libri c'è spesso una dimensione
"inquietante" nel senso che il certo viene ribaltato, la realtà
sembra quasi perdere di definizione per intrecciarsi con una dimensione
che rimanda ad altro, anche agli angoli spesso più bui delle
paure e delle inquietudini dei bambini. E' una ricerca voluta, una volontà
di toccare alcuni temi “più ostici” o fa parte di
una tua poetica?
Non credo ai dogmi, alle certezze massmediali, ai valori preconfezionati,
ai tiranni del buon senso comune e ai profeti di sventure, non credo
alla banalizzazione della vita, non credo alle ricette esistenziali
e all’edonismo. Credo, invece, nella ricerca continua, nell’insoddisfazione
per ciò che si rivela inessenziale, fasullo e labile, credo nella
crisi continua del proprio animo, e nella solidità dell’ottimismo
e nella serenità spirituale, credo nella mia mancanza di fede,
prima che in una fede istituzionalizzata. Ai ragazzi voglio presentare
la mia passione per la vita e voglio dire che la vita è anche
dolore, ingiustizia, fatica. Ci vuole coraggio? Ci si deprime? Si è
spaventati? Viene voglia di arrendersi e di perdersi davanti allo schermo
del televisore? Cito Bartolomeo de Las Casas ne Il tempo degli Orcoidi:
«Io vi dico che questo accade se non si riesce più a scoprire
l’altro, a riconoscere se stessi negli occhi del prossimo».
Esploriamo, dunque: noi stessi, gli altri, il mondo.
Sono in arrivo a breve nuove storie? Puoi darci
qualche breve anticipazione?
Come anticipato sul mio sito www.aquilino.biz sto cercando di pubblicare
MITOH. I Demosh, che sono un virus, sfuggono alla sorveglianza dei terrestri,
creano un mondo immaginario, Mitoh, abitato da creature mitologiche.
Due ragazzi, Kisa e Calad, diventano i protagonisti della lotta contro
i Demosh e Nononome, il loro Condottiero stregone. Dalla loro parte
si schierano Merlino, i Ragazzi Dispersi, Orsio, Prometeo, i Ciclopi…
Dovranno vedersela con il Minotauro e con i Mostri delle Fogne Antiche
e con… Ma aspettiamo che una casa editrice lo pubblichi.
Come nasce lo pseudonimo Aquilino?
Aquilino è il mio nome vero. Mi è stato dato in ricordo
di uno zio partigiano ucciso dai nazisti. Dato che i ragazzi mi hanno
sempre chiamato per nome e che anche a scuola mi chiamano il prof. Aquilino,
ho voluto dare continuità a questo rapporto confidenziale. D’altronde,
quando mi si presentano, anche loro dicono: sono Matteo, Joshua, Martina,
Riccardo… e io mi chiamo Aquilino, dico. Ecco, loro parlano e
io ascolto; poi io scrivo, e loro leggono.
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