E B O O K
Sono giovani, sono senza futuro, ma il presente lo vivono con intensità e immaginazione. Si chiamano Lombe, Gatto e Gol. Sono strambi, sono problematici, ma s’inventano un’agenzia investigativa. Di loro iniziativa, svolgono indagini sulla scomparsa di un neonato. “Se un bambino può scomparire così, nello scalpore fatuo che presto lascia il posto all’indifferenza, anche il mondo scompare con lui. Questo, infatti, non è un mondo. È un bidone della spazzatura. Ci trovi lo sporco, ma anche il sangue.”
Una storia cruda? Sì e no. Una storia comica? Sì e no. Una storia fantasy? Sì e no. Ma che storia è? Una storia unica nel suo genere. Ci trovi personaggi come Arturo Gelo, Carmen Paella, Ciclamino Bash, Gionni Potter, Judy Gorland, Luigi Bagnarola, Felicia Chelook, John Ueyn…
Ci trovi anche il Drago. Solo il Drago può indicare la via per trovare Bimbo Boy. E solo Gol sa come trovare il Drago. “Gli occhi del Drago sono enormi, espressivi, ma sembrano gli occhi di un folle, ora emettono luce carezzevole ora riflessi omicidi. Nella testa e nel cuore del Drago non ci sono pensieri e sentimenti umani. Che cosa ci sarà?”

Gioia è una bambina speciale.
Attraverso una porticina sul pavimento scende nel mondo di sotto (dove i topi l'accolgono curiosi, i gatti sornioni); mentre quella sul soffitto la fa entrare nel mondo di sopra (dove gli ippopotami hanno ali di cigno). Gioia è furibonda perché la mamma vuole darle una sorellina.
Recide un orecchio allorsacchiotto Pelo causandone la fuga.
Deve andare nel mondo di sotto e strapparlo dalle grinfie di Caneneroeblu.
Ha bisogno dei Supereroi del mondo di sopra, dove fa la conoscenza di un bambino strano.
Nel mondo di mezzo, nel frattempo, la madre viene ricoverata allospedale.
Gioia sa che cosa deve fare per salvarla.
Un libro per bambini? Tuttaltro, anche se i bambini possono provare a leggerlo.
Un libro per adulti intelligenti che sanno ancora sorridere e che sanno ancora pensare ai grandi temi: il mondo infero dellanima nostra e della natura, il mondo della conoscenza in immagini e immaginazione, la morte come sogno, la solitudine e la diversità di ognuno di noi, lenergia vitale, loriginalità di pensiero e di comportamento di chi non è omologato e non si lascia condizionare dai falsi miti.
I veri miti, quelli antichi che ancora guidano la psiche, sono qui trasposti in disegni infantili, presentati da una voce che diverte e commuove.
Il tutto in una scrittura accattivante che trascina dentro e sopra.

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Leo subisce una metamorfosi improvvisa e devastante. Diventa un’Ombra.
Invisibile, perde ogni contatto con il mondo che conosce. Che cos’è, l’ombra?
Solo una variazione di luce? O un destino a cui non si può sfuggire, che fa
chiudere gli occhi su una stanchezza letale? Leo deve affrontare le Torce e
soprattutto se stesso. Non può continuare a essere quello che non fa mai gol. A sostenerlo c’è la persona a cui è più affezionato: il padre defunto. Ma a spingerlo a cercare la luce oltre l’ombra è Yuri, il suo piccolo amico, un
amico da salvare.

“Né consolatorio né buonista né tradizionale. La famiglia come luogo interiore di Leo, mentale e affettivo. Il dolore è uno spegnersi silenzioso. E la rabbia brucia senza scaldare. Forma e contenuto sono note che si fondono in un accordo potente. Le emozioni scolpiscono il ritmo trascinante delle parole e il linguaggio si piega, docile, a dipingere i sentimenti.
Il significato e la forza comunicativa del libro non sono riducibili alla
sfera infantile, se non nella metafora letteraria. Il percorso dei bambini
d’ombra non ha confini cronologici: penso alla sofferenza di chi si sente
incompreso (a qualsiasi età) e rifiutato, di chi perde un riferimento
affettivo, di chi cade in quello che è chiamato il disagio mentale.
Nel finale non c’è una famiglia che apre le braccia e dice, come nei film,
andrà tutto bene. Leo si trova davanti il “fuori da sé” esattamente come lo ha
lasciato, con le stesse difficoltà e durezze; ha attraversato l’ombra ed è
riuscito a tornare indietro, ma la strada da percorrere è ancora tutta da
costruire, non facciamoci illusioni.
Sotto quel “cielo di ferro”, però, si accende una luce, perché Leo è comunque tornato, e non da solo. Egli non si sente più soltanto un io ma anche un noi; e il noi scalda, dà forza.
L’innocente può essere colpito con crudeltà, perché la vita è così, ma vale
sempre la pena di cercare una via di salvezza, soprattutto quando il viaggio si fa in compagnia.” (Benedetta Bonacina)

Le ha provate tutte, non gli resta che sfogare la rabbia.
La moglie lo supplica invano di desistere. Che cosa deve o non deve fare non glielo dice più nessuno

Si veste da trace e prende la metropolitana per Montecitorio. Non è l’unico.
Per la città si snodano decine di cortei di gladiatori e gladiatrici.
Ne fanno parte dipendenti e imprenditori, casalinghe e anziani, prostitute e preti…
ognuno con la propria storia e la propria rabbia.

La popolazione si riversa nelle strade e marcia verso il Colosseo.
Una marcia cupa con momenti drammatici.
In un liceo, un regista sta mettendo in scena “Caligola” di Camus.

Suo figlio Michele, un bambino down, viene rapito da una banda di balordi.
Il padre, prima dello sconquasso finale, deve salvarlo dalla ferocia del mondo.

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La dea Atena presenta ad Albino la moglie di Proteo, Ausia, signora delle metamorfosi.
Deve aiutarlo a investigare sull’uccisione di una ragazza, nella quale è coinvolto un suo ex alunno.
Le indagini portano in un lussuoso rifugio dove s’incontrano lo Scudo e il Porpora per abusare di giovani donne.
I due hanno stretto un patto con Ade.

Nella “villa” dalle mille porte sono presenti spacciatori, faccendieri e autorità locali.
Vi sai incontrano anche divinità mostruose come Eris e Aracne.
Albino, nella battaglia finale, sarà soccorso dai signori dell’Olimpo. Si farà giustizia?
Vita e morte intessono i giorni, e a vincere è l’accettazione dell’ineluttabile.

Il romanzo costituisce il quarto episodio della serie di Albino Guidi
(Un fauno in legnaia, D’Armonia di sangue, Se muore un Arlecchino).
Albino Guidi è un ex insegnante in pensione, scrittore e drammaturgo.
La dea Atena entra nella sua vita, raccomandandogli di avere cura del giardino.
Le apparizioni di Pan, un centauro, Ares… gli creano problemi in paese.
Il prete, padre Conservo, lo accusa di satanismo.


Nel secondo episodio Albino accoglie Mnemosine nella filodrammatica
che alla fine darà uno spettacolo straordinario nella piazza del paese con l’intervento delle Muse.
La titanide è in fuga da Ares che se la prende con Albino fino quasi a ucciderlo.
Sulla piazza apparirà lo stesso Zeus in trono per riportare l’ordine e mandare in esilio Ares.


Nel terzo episodio Atena manda da Albino le Cariti, note come Grazie,
per guidarlo nella gestione di un gruppo teatrale di ragazzi.
Nel frattempo, ritrova una vecchia conoscenza:
un regista del Piccolo Teatro che lo invita a fare parte di una compagnia.
In tutti e due gli spettacoli, sia quello dei ragazzi sia quello dei professionisti di Milano,
è presente l’Arlecchino che viene però sostituito rispettivamente da Eros e da Ermes.
Ade, il dio dell’oltretomba, per vendicare Ares cerca di uccidere Eros, crimine che grida vendetta.
Nel teatro di paese appare lui stesso, sulla barca di Caronte, e scatena Echidna.
Ma le Erinni e soprattutto Persefone intralciano i suoi piani criminosi e ristabiliscono l’armonia.

 

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Il regno di Tovaglia deve sottostare ai capricci e alle prepotenze del re Boccone e della consorte Pietanza, duecentotrenta chili di ingordigia a testa. Ma non tutti si sottomettono allo strapotere. Pelicetta si rifiuta di consegnare l’ultimo coniglio sopravvissuto al capocuoco reale. Il re le manda contro i soldati a cavallo, ma l’orco Manaro e la strega Vampira lo fanno pentire di aver messo in pericolo ancora una volta la natura e le sue creature.
Un’altra ribelle è Manfarina. Ha solo sette anni, ma mantiene le nonne gemelle Lia e Pia, la sorellina Candita e il cane Osso. Per loro cucina il pangiuggiolo, un cibo delizioso dai poteri straordinari. Il capospione Viscido le manda i soldati a casa per requisire il pane magico che deve curare la depressione del re. Come rifiutarsi, di fronte alla minaccia di far tagliare la testa alle nonne? Manfarina si prende la soddisfazione di umiliare il re obbligandolo a un trattamento da principessa e poi… poi ci pensa il pangiuggiolo a fare giustizia.