Elvio Micio somiglia a un ovetto
su due gambette magre,
è stempiato e rubicondo, negato per ogni attività fisica
che non sia quella di leggere a voce alta i propri racconti su una
panchina fuori mano. Gli fa compagnia un pettirosso.
Stabilisce un’amicizia cauta e imbarazzata
con una collega di nome Severina.
La guerra se la porta via
prima che i due riescano a fuggire a Ovunque.
Non passa molto tempo che gli invasori occupano la cittadina,
semidistrutta dai bombardamenti.
Elvio si mette a leggere le proprie storie ai bambini orfani
che si nascondono dagli orchi.
Quando stanno per essere sterminati dai soldati,
si salvano salendo una scaletta che sparisce tra le nuvole.
Forse raggiungeranno un Altrove
dove la gente vive nella pace.
Severina diceva:
«C’è un solo modo per scappare dalla guerra: non
farla».
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