Da sinistra: Stefano de Luca, Giorgia Senesi, Marta Comerio, Sergio Leone, Tommaso Banfi, Annamaria Rossano. http://www.lupusagnus.com http://lupusagnus.blogspot.com/ http://www.stefanodeluca.it/ |
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LUPUSAGNUS è una nuova realtà teatrale con sede a Milano. LUPUSAGNUS nasce da un’idea del regista Stefano de Luca, insieme a Sergio Leone, Giorgia Senesi, Tommaso Banfi, Marta Comerio, Annamaria Rossano e al drammaturgo Aquilino. LUPUSAGNUS è una parola formata da due parole latine: lupus e agnus. Lupo e agnello. Si ispira alla famosa favola di Esopo: Superior stabat lupus, longeque inferior agnus… Il lupo e l’agnello. La vittima e il carnefice. Una storia di sopraffazione e di violenza. La sopraffazione o un tacito e necessario accordo? Bianco e nero, due opposti che si attraggono, si specchiano l’uno nell’altro. Atroce patto o necessità della natura? E che dire dei lupi che si travestono da agnelli? LUPUSAGNUS è una compagnia con un autore di riferimento. Aquilino scrive per noi. Scrive su di noi. Insieme a noi. |
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http://www.avturne.it/pmwiki.php/Spettacoli/MammaMammazza
Mamma m'ammazza di Aquilino è un piccolo testo
di grande cattiveria. •SECONDO av Turné |
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ALCUNE RECENSIONI CORRIERE DELLA SERA, di Claudia Cannella REPUBBLICA, di Simona Spaventa
La madre assassina è un tema mai abbandonato e sempre rivisitato . Nuove Medee si accalcano sulla scena e chiedono di essere ascoltate. Ora è la volta di una madre di una periferia cittadina che, esasperata e sadica, giunge a compiere le azioni più estreme. “Mamma mammazza” è uno spettacolo della compagnia Lupusagnus, prodotto dal Piccolo Teatro di Milano, ora proposto al Teatro Ringhiera fino al 21 dicembre. Spettacolo grottescamente poco natalizio che punta la lente di ingrandimento sui legami famigliari, e la prigionia che ne può scaturire. Malattia, crudeltà, egoismo e speranze mal riposte scandiscono il tempo a un fluire ininterrotto di dialoghi malati e sordi. La famiglia di Piero è sconvolta dal suo comportamento deviato:
egli è stato colto in fragrante nel parco mentre compiva atti
osceni a scapito di un runner. La madre soprattutto non se ne fa una
ragione. Il luogo è una periferia, o meglio è la periferia
psicologica dei sentimenti e di una umanità che non si conosce
e che ripone l’appagamento della propria frustrazione in una
istintività perversa e aliena da ogni raziocinio. Non vi è speranza, non vi sono regole nè legge. L’amore filiale perde quelle canoniche connotazioni di devozione e sacrificio per divenire prigionia e morte. Anche le parole in Mamma mammazza perdono la loro funzione di comunicazione, di dire all’altro, per divenire monologhi sordi e incapaci di dare spazio a qualsiasi tipo di partecipazione. Spettacolo efficace sulla tormentata deriva in cui si muove la nostra società: individui sempre più incapaci di conoscere se stessi e riconoscere le proprie emozioni. La compagnia non a caso di chiama Lupusagnus, nome composto dalle parole latine “lupus” e “agnus” ispirata alla famosa favola di Fedro del lupo e dell’agnello. Carnefice e vittima, vittima e carnefice. Non sempre il gioco delle parti è rigido e chiaro, e anche in Mamma mammazza ognuno è allo stesso tempo vittima e carnefice in un’ assordante giostra. Unica regola è la violenza, vincente è colui che riesce a sopraffare sull’altro e ad essere più forte. Lupusagnus è una compagnia di recente formazione composta da un regista e cinque attori formatasi alla scuola di Strehler: Stefano De Luca, allievo e poi assistente del Maestro, e Tommaso Banfi, Marta Comerio, Sergio Leone, Annamaria Rossano, Giorgia Senesi, tutti già presenti in produzioni del Piccolo. Autore di riferimento di Lupusagnus è Aquilino (ex insegnante, piscoterapeuta, animatore di laboratori nelle scuole), che ha scritto il testo dello spettacolo. Accompagnano questo esordio due laboratori legati al teatro per gli
studenti del quartiere e non solo. Si svilupperanno itinerari sulla
drammaturgia contemporanea con l’obiettivo di offrire uno sguardo
sul teatro “dall’interno”: la possibilità
di ripercorrere le tappe dello spettacolo, la sua creazione. Iniziativa
interessante che mette in luce la potenza creatrice del sistema-teatro
e non intende tralasciare la sua qualità primaria di work in
progress, idea sempre in movimento che vive dell’attimo della
rappresentazione ma nasce da un ligio lavoro di riflessione e azione.
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di Mauro Lupoli http://www.teatroteatro.it/scheda.asp?idscheda=2029 Mamma Mammazza è un lavoro che si potrebbe definire cattivo, ammesso che questo genere esista in teatro, che analizza la follia umana nel suo lato peggiore, si avvicina all'orrore ed induce ad una riflessione su vizi, perversioni, mostruosità e intrinseche storture dei legami familiari. Le moderne statistiche hanno impiegato più di duemila anni per dimostrare il teorema dei tragici greci: ovvero, i peggiori delitti nascono sempre in famiglia. Edipo et Clitemnestra, Euripide e soci lo raccontano: la tragedia di Medea è una pietra miliare del genere, dal quale Pasolini trasse un bellissimo film. Io ti ho fatto, io ti distruggo. E' una frase agghiacciante, cruda, ma purtroppo più volte udita urlare dalla madre, da molti figli, nel corso della vita. Ma cos'è questo benedetto sentimento materno? Una forma di cannibalismo lecito? Una prigione? Una bomba a orologeria? Non è noto a tutti, tuttavia gli inquirenti, gli avvocati, i magistrati confermano: le peggiori violenze si consumano fra le mura domestiche. Si uccide solo per futili motivi, come dei rumori molesti oppure semplicemente perché i figli non sono quelli cha le madri avevano idealizzato e desiderato (come in questo caso). Mamma Mammazza è un piccolo testo, che tuttavia lascia tracce importanti, uno spettacolo di debutto di una giovane compagnia, un gruppo affiatato dei cinque attori e del regista, che si sono formati alla scuola di Giorgio Strehler. Il lavoro è sarcastico, sconvolgente, rimane in scena sempre sul filo di un'ironia tragica. Aquilino, l'autore, riflette, come in uno di quegli specchi deformanti da luna park. Sono illustrati vizi, perversioni, mostruosità, intrinseche storture dei legami familiari. E' evidente nell'opera il richiamo atavico ad un istinto che si riconosce come universale e quindi come quelli esplosi recentemente della cronaca. Basti pensare in tempi odierni all'efferato matricidio di Novi Ligure, alla nota vicenda di Cogne e a Maso ecc... Bisogna avvicinarsi all'orrore per tenerlo lontano, per esorcizzarlo può essere uno dei messaggi trasmessi dall'agghiacciante, ma allo stesso tempo realistico ed attuale lavoro di Aquilino. La trama è serrata e di buon ritmo, le figure al centro delle pièce, volutamente assurde e caricaturali sono delineate con tinte forti e il linguaggio dei bravi interpreti è crudo. Per quanto tragica la commedia ha momenti di geniale comicità.
L'autore è anche insegnante, psicoterapeuta, scrittore per
l'infanzia e la sua mano lascia una robusta traccia anche educativa.
Mamma Mammazza è in sintesi un lavoro dai contenuti assai profondi,
che attira e sconcerta, insinuando sotto pelle una sottile inquietudine.
E' uno spettacolo mai banale, attualissimo e allo stesso tempo divertente,
che alterna risate e tuffi al cuore. |
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di Alessandra Tellini http://www.voceditalia.it/articolo.asp?id=22903&titolo=Mamma%20Mammazza&imm=0 In scena cinque personaggi, diretti da Stefano De Luca, per una storia assurda, sconvolgente, una storia sempre sul filo di un'ironia tragica.Una riflessione su vizi, perversioni, mostruosità e intrinseche storture dei legami familiari. Una periferia che potrebbe essere quella milanese o di qualsiasi altro angolo del mondo....o semplicemente una periferia spirituale o psicologica dove si arena un'umanità degradata e perversa.Per Piero, il protagonista, la teorica minaccia “io ti ho fatto, io ti distruggo” si trasforma in tragica realtà e l’amore familiare in odio. Di ritorno dal parco dove si è reso colpevole di “atti osceni in luogo pubblico”, esibendo le proprie nudità ad una incauta runner, il ragazzo si trova a dover affrontare la reazione esasperata di sua madre. Una madre che lo aggredisce prima verbalmente, poi fisicamente fino ad arrivare, complice l’istigazione della sorella e sotto gli occhi di uno spaurito commissario di polizia, a compiere su di lui una estrema vendetta. Accompagnano questo esordio due laboratorio legati al teatro per
gli studenti del quartiere e non solo. Si svilupperanno itinerari
sulla drammaturgia contemporanea con l'obiettivo di offrire uno sguardo
sul teatro "dall'interno", "smontando" lo spettacolo,
insieme al regista e agli attori ripercorrendo la costruzione dello
spettacolo dal testo scritto alla messinscena. |
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Io sono Alice.
Runner e fan, nickname Meraviglia,
social network Alice Moon, vita a contratto, sovrappeso per delusione
d’amore, sensibile. Volevo solo fare jogging, lo giuro. Non faccio
sesso nei luoghi pubblici, lo giuro. Mostri come Piero li avevo visti
solo chattando, ma lì posso spegnere, lui non ho potuto spegnerlo.
Non ho potuto spegnere più niente. Io non faccio la testimone di
delitti, lo giuro. Infatti, volevo andare via. Dicevo: basta, smettiamola.
Macché. Allora mi sono messa le cuffiette e ho alzato il volume.
A me la realtà così reale mi sciocca.
Io sono un commissario di polizia. Nubile, vaccinato e procedurale. Ci sono crimini per ogni procedura e procedure per ogni crimine. Con le dovute accezioni. Se per esempio, capisce cosa intendo? mettiamo che c’è una madre che ammazza il figlio proprio sotto i miei occhi. Una madre, capisce? Io che faccio? Di fronte a una famiglia, le procedure sono in allarme rosso. Cautela. Attenti, però. Famiglia naturale, che se è di quelle contro natura allora non c’è problema: tagliamoci le palle, dico io. Ma una madre santa donna o un papà che in fondo è sua figlia saranno fatti loro no? Tutto in famiglia, tutto regolare. Con una madre io è meglio che vado via perché ci avrà avuto i suoi motivi e chi sono io per dire che è una bastarda assassina? Madre di famiglia è. Io sono Chiara, scura. Ci provo ad accendere la luce dentro di me, buio. Sì, qualche lumicino qua e là come quando guardi dalla finestra crepuscolo invernale nebbia i lampioni occhi di bestie in agguato l’alone della ferocia. Io invece sono buona. Non l’ho mica ammazzato io, Piero. Ha fatto tutto la mamma, io non ho neanche detto niente. Nessuno mi ha mai ascoltata, che cosa dicevo? Adesso sono qua nel buio che corro e ho paura: se cado? Se mi faccio male? Se incontro uno come Piero? Chi mi aiuta, a me? Ma per quanto devo correre? Per sempre, forse. Se mi fermo, incontro qualcuno. Che cosa gli dico? Che Piero… sssst, non bisogna dire niente. Ficcare tutto in fondo, nel buio. E correre via, lontano dal vicino. Io sono Piero. La mamma mi ha insegnato a non parlare con gli sconosciuti e nemmeno con gli altri. Ma gli altri non ci sono neanche, io conosco solo la mamma. Non ci sto male in casa, però mi piace scappare fuori e vedere tutte le cose e le persone che ci sono. Qui è sempre la cucina il bagno la cameretta la mamma Chiara e basta! Mi piace immaginare che le ragazze s’innamorano di me. Glielo faccio vedere così capiscono che io, da parte mia, m’innamoro subito, se loro ci stanno. Ma non ci stanno mai. Mi tocca sempre scappare. Fa un po’ ridere uno che scappa a casa e appena entrato vuole già scappare via dalla casa. Ma io non rido. La mamma, se mi vede ridere, mi dice: ma sei diventato scemo? Se sono serio dice: ridi qualche volta, no? Allora mi è venuta questa faccia che non si capisce se rido o se… Ma io non piango mai. Io sono la mammazza. Abbandonata dal marito e tradita dai figli. Bastonata dalla vita, ignorata dalle istituzioni ed emarginata dal vicinato. Chi mi ha mai dato una mano? Tutto da sola, io, sempre. In casa mia, decido io che cosa è bene e che cosa è male. Un figlio lo si ama, l’altro lo si odia. C’è bisogno di amore e di odio, nella vita. E se c’è da spargere sangue, non mi tiro indietro. Ah, gli ipocriti che non si sporcano mai le mani! Io, per il bene della famiglia, qualunque cosa. Anche sacrificare me stessa. Rimanere sola. Era il mio destino, no? Non me l’ha detto anche Chiara, che sono sempre stata sola? E che nel mio cuore… Ma che cosa ne sa lei dell’amore? Che ne sa di un amore tanto grande che ti fa ammazzare il figlio? Lasciatemi qui, con i miei gatti. Meglio con loro che con gli ingrati. Non è amore, questo? |
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''Mamma Mammazza'' in scena la violenza che s'annida in famiglia 1 febbraio 2011 Monza - A Binario 7 ''Mamma mammazza'', con la compagnia LupusAgnus (Foto by MONZA) Monza -“Febbraio sarà un mese speciale per il nostro teatro. Per la prima volta abbiamo deciso di dedicare una personale ad una giovane compagnia, LupusAgnus, formata al suo interno da cinque bravissimi attori e registi cresciuti alla scuola del Piccolo Teatro di Milano che hanno deciso per questa trilogia dedicata alla famiglia di mettersi insieme a lavorare e a dare voce ad un proprio percorso artistico. Una trilogia sconcertante, che nelle sue prime due tappe – la terza è una prima assoluta – ha affascinato, divertito e fatto molto discutere”. Al giro di boa della stagione di prosa, Corrado Accordino invita il pubblico del Binario 7 ad una profonda riflessione sulla famiglia nella società di oggi, sempre più spesso al centro di drammi inquietanti. Si parte sabato 5 e domenica 6 febbraio con “Mamma mammazza”. Segue il 12 e 13 “Verginella”, per concludere il 19 e il 20 con “Canicani”. Sarcastico, sconvolgente, sempre sul filo di un'ironia tragica, Aquilino - l'autore dei tre testi – riflette come in uno di quegli specchi deformanti da luna park vizi, perversioni, mostruosità, intrinseche storture dei legami familiari. “Mamma mammazza” è uno spettacolo che svela nella sua trama profonda cattiveria. E' interpretato da Giorgia Senesi, Tommaso Banfi, Marta Comerio, Sergio Leone e Annamaria Rossano. Cura la regia Stefano de Luca. In scena cinque personaggi protagonisti di una storia assurda. C'è Piero che esibisce al parco le proprie 'vergogne' ad un'incauta runner. Dopo il fattaccio, torna a casa. La madre, una sorta di mostro, una medea del ventunesimo secolo, lo respinge, lo aggredisce, lo tortura verbalmente e non solo. Lo umilia, lo massacra, lo annichilisce, spinta dalla sorella Chiara. Alla fine uccide il ragazzo. Alla vicenda fa da corollario un commissario di polizia ottuso presentatosi con la vittima a casa di Luca e della sua sconclusionata famiglia. Aquilino è insegnante, psicoterapeuta, scrittore per ragazzi. “La poetica di LupusAgnus ci porta ad affrontare tematiche legate
alla violenza e all'emarginazione – aggiunge Accordino -. Al pubblico
si richiede il superamento della semplice reazione emotiva. Lo si vuole
portare ad indagare sulle complesse dinamiche di potere e di sopraffazione
che si annidano nelle relazioni umane e sociali, perfino all'interno
della famiglia”. Sabato spettacolo allo 21, domenica alle 16 e
alle 21. Biglietti d'ingresso a 18/12/6 euro. Informazioni allo 039-2027002. |
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