IL TEATRO DEI PASSERI

Siamo al quarto anno di attività. Anno di cambiamenti. La compagnia si è finalmente ridimensionata: da sedici a nove attori. L'ho ritenuto indispensabile per un lavoro più ordinato ed efficace. I ragazzi hanno chiesto di cambiare genere. Basta con le arlecchinate. Si allestisce "L'ANGELO DEI MORTI".

Ecco l'elenco dei Passeri: Nicola Crippa, Melone Matteo, Francesca Brunelli, LOorenzo Bedostri, Gilberto Gerundini, Giovanni Gerundici, Tommaso Canovi, Lara De Ruvo, Martina Attinà. L'età va dai dodici ai quindici anni.

LORENZO. Tenebros è un diavolo tentatore. Il suo obiettivo è assicurare quante più anime possibile all’inferno. È in competizione con Michela, ma alle esibizioni di potenza preferisce la furbizia e la diplomazia. Al fanatismo di Michela contrappone il cinismo di chi intuisce che tra gli opposti non c’è differenza.
GIOVANNI. Jehuel è un angelo di bassa categoria, un travet della reception celeste. Stanco di raccattare morti in condizioni orribili, si ribella con l’intenzione di trascorrere una vacanza terrestre. La sua risolutezza lo porta a disfarsi di ali e aureola.
FRANCESCA. Michela è più che un’arcangela, è un trono, una consigliera divina. Armata di spada, è dogmatica e spietata, tanto da far dire a Tenebros che tra diavoli e angeli a volte la differenza è inesistente. La sua missione è riportare Jehuel all’ovile.
GILBERTO, NICOLA, MATTEO. Bug, Chat e Spam sono tre ragazzi senza ambizioni, senza doti particolari, senza responsabilità. S’impegnano solo a far passare il tempo in attività che non richiedano fatica fisica e mentale. Tuttavia, possiedono un’enorme carica energetica che aspetta di essere sfruttata.
LARA. Barbi è una giovane donna bella, ricca e sciocca. Pienamente soddisfatta della propria vita fatua, non si rende nemmeno conto di ciò che succede intorno e dentro di lei.
TOMMASO. Tomtom è un imprenditore-politico di successo. Ha raggiunto l’agiatezza in modo spregiudicato e ora deve fare i conti con la giustizia. Teme la prigione, ma non capisce che è già prigioniero di sé stesso: non è più un essere umano, è uno zombi. Senza dignità, senza possibilità di salvezza.
MARTINA. Manga è una donna di altri tempi. I suoi valori sono legati alla proprietà e al lavoro. Tornata dall’aldilà, rifiuta di tornarci, intravedendo la possibilità di rimediare agli imbrogli e agli errori dei vivi. Si prefigge di restaurare la casa-società e conta sull’aiuto di Bug, Chat e Spam. Ma i tre ragazzi sono disposti a lasciarsi inquadrare nel rigido sistema di valori che alla fin fine ha veicolato l’immoralità di Tomtom e la fatuità di Barbi? Forse loro cercano altro. Qualcosa in cui credere davvero, qualcosa che non li inganni e rispetti la loro libertà, la loro individualità, la loro creatività.

Nell’aldilà, l’angelo Jehuel si rifiuta di continuare a raccattare le anime dei morti. Sfugge all’arcangela Michela e si tuffa… sulla Terra, con il plauso del diavolo Tenebros. Si ritrova nel giardino di Spam che con gli amici Bug e Chat si diverte a fare scherzi stupidi e crudeli. Suo padre, Tomtom, sta per essere arrestato per un’infinità di reati, mentre sua madre, Barbi, pensa solo alle prossime vacanze. Accolto dai tre ragazzi, Jehuel si presta alla realizzazione di un progetto strampalato: mettere in comunicazione vivi e morti in internet. Il risultato è invece che dall’aldilà richiamano la prozia di Spam, Manga, furibonda per come le hanno conciato la casa.
Michela, sulle tracce di Jehuel, fa la conoscenza di Barbi e di Tomtom che la implora invano di salvarlo dalla prigione. Otterrà invece qualcosa di più da Tenebros, che prospetta a lui e a Barbi un Aldilàdisney in cui tutti i desideri vengono esauditi, grazie a un patto di sangue. La loro umanità si degrada e si trasformano in morti viventi.
Intanto, emerge anche l’amarezza e l’insoddisfazione dei tre ragazzi. Sembra che nessuno possa essere felice: Tenebros perde le due anime dannate, Michela rinuncia a Jehuel, Tomtom e Barbi sono ridotti piuttosto male, l’angelo e i tre ragazzi sono costretti a lavorare… L’unica trionfatrice sembra essere Manga. Inquadra tutti in un progetto comune: ricostruire una società solida fondata sui valori tradizionali. Ma i tre ragazzi… In uno schema rigido, si sentono sacrificati. E i loro corpi esprimono energia pura.
Passato, presente e futuro nebbioso e contrastato della nostra Italia tra angeli e demoni.


 

 


Una lezione con
Stefano De Luca, Marta Comerio e Annamaria Rossano di "Lupusagnus"

17 dicembre 2011, presso "La cascina dei peri" di Oleggio

Una lezione con Giulia Viana novembre 2011


Il Comitato organizzatore: Silvia Camera, Silvia Rossi, Marina Betti, Annamaria Vigarani

 

LO SPETTACOLO DEL 2012





ottobre 2009 - maggio 2010

L'ARLECHIN LADRO E LADRON


con

Martina Attinà, Elio Canovi, Lara De Ruvo, Tommaso Canovi, Giorgio Rivolta, Cristiana Bolamperti, Francesca Brunelli, Lorenzo Bedostri, Alessandro Massara, Matteo Melone, Sofia Farioli, Gilberto Gerundini, Nicola Crippa, Robin Reale.


L’opera si sviluppa in tredici scene, tante quanti sono i personaggi. Non esiste un protagonista. Anzi, forse c’è. Il suo nome è “interazione”.  Ogni personaggio è definito, più che dall’indagine psicologica, dalla rete di relazioni e dalle reazioni personali nei riguardi di persone e fatti. Tutto ciò nasce anche dall’esigenza di indicare ai ragazzi una via d’interpretazione. Essi devono immedesimarsi in adulti delle cui dinamiche interiori non hanno esperienza. Il ragazzo si muove meglio nelle relazioni, poiché la sua è l’età dei rapporti sempre più allargati e importanti; l’età dell’amicizia e del gruppo; l’età dei contatti ; l’età in cui si formano gli atteggiamenti. Tutti i tipi della commedia dell’arte, e anzi della commedia greca e romana, ci passano davanti: il servo affamato e scaltro, il locandiere gaudente, le servette pasticcione, l’avaro, il libertino, lo spaccamonti, l’innamorato, la tradita, il fatuo… Una girandola di situazioni leggere, una variopinta giostra di caratteri. Le musiche sono di Vivaldi.

 


  Arlechin, sempre affamato, segue il consiglio di Zanni: cercarsi un padrone e derubarlo. Ma lui di padroni ne prende addirittura due: Florindo e Pantalone, le cui dispense saccheggia. Entrambi corteggiano Isabella, ma Florindo vuole sposare Flavia, figlia del ricco Pantalone. Di Flavia è innamorato Lindoro, figlio del dottor Balzano.
Per poterla avvicinare si traveste da donna e diventa Angelica, dama di compagnia. Ma Pantalone ha promesso Flavia al conte Tartaglia, che s’invaghisce di Angelica e corteggia pure lui Isabella. Costei dovrà affrontare l’ira della moglie di Pantalone, Marianna.
Ma poi incontrerà l’anima gemella
, il capitano Fracasso. A combinare pasticci provvede Colombina, serva con Rosina. E alla fine… Arlechin avrà ancora fame, ma gli innamorati troveranno la felicità.



Il Teatro dei Passeri è al suo secondo anno. Del vecchio gruppo, solo quattro componenti su sedici non si sono riconfermati; si registrano due nuovi ingressi. L’esperienza del primo anno è stata valida, a giudicare da quanto sia più sicuro ed efficace l’approccio di quest’anno a un testo molto difficile, quasi un piccolo “Goldoni” nello stile di una compagnia teatrale di adulti.

 

 

 

 

Linguaggio strambo, un grammelot ispirato al dialetto veneto; caratterizzazione dei personaggi; dinamismo; ritmo… I ragazzi ce l'hanno fatta, nonostante i momenti di crisi.

 

 

Una compagnia straordinaria, in tempi di scuola appiattita sul versante delle attività espressive. Ma il teatro non è un gioco fine a sé stesso. Il teatro è invasivo, va a premere tasti sui quali si era depositata la polvere e ne trae una musica nuova. Sono sicuro che nessuno di questi tredici ragazzi è passato indenne attraverso un anno di teatro. Tutti hanno dovuto affrontare difficoltà di relazione, di autocontrollo, di resa espressiva, di coordinazione… e superare timidezze e insicurezze… Bene, ci sono riusciti. Ognuno di loro ha guadagnato qualcosa per sé e per la propria crescita.

 

 

Si potrà obiettare che le tematiche sono poco consone all'età degli interpreti, ma appunto in questo sta la sfida.

 

 

Gli attori del Teatro dei Passeri intendono misurarsi con un teatro che  non ha confini.

 


Il “Teatro dei passeri” apre ogni spettacolo con la parata degli attori. Essi accedono al palcoscenico dal fondo della sala, quasi fossero ancora i girovaghi del carro di Tespi. L’entrata è gioiosa e ognuno presenta il proprio personaggio con frizzi e lazzi, ma soprattutto accennando alle interrelazioni ancora confuse e non significative. Perché è proprio dalle relazioni tra di loro che nasce l’azione scenica.

Ma in che modo?

Il copione, a ben vedere, presenta la vicenda drammatica inscatolata in scene e dialoghi e anche se alla lettura tutto scorre liscio, comprensibile ed emozionante, tuttavia non si può negare che la realtà viene frammentata e irrigidita, come conseguenza della necessaria scelta operata dall’autore tra le infine possibilità espressive che gli si presentano. Ogni volta che egli dà la parola a un personaggio, la toglie a tutti gli altri; ogni volta che porta un personaggio sotto la luce dei riflettori, mette in ombra tutti gli altri. È una logica di alternanza di protagonismo: ora tocca a me, poi tocca a lui, e dopo a lei… e così via.

Tuttavia, mentre un personaggio si esprime, gli altri sono ancora partecipi dell’azione drammatica, solo che non hanno la parola e sono stati mandati altrove, lontano dagli sguardi del pubblico. Quando sono fuori scena, che cosa fanno i personaggi? Rimangono tali o ridiventano attori per briciole di tempo che impiegano per concentrarsi sulla parte o per rilassarsi o per bere un sorso d’acqua o mandare un sms?

Se rimangono personaggi, devono sentirsi spaesati, dietro i fondali, in un mondo che non è più quello del dramma, ma quello tecnico che ne sostiene la rappresentazione, nel quale il personaggio non ha più senso, né diritto di esistere. Egli non può fare che una cosa: ritornare sulla scena anche se non è il proprio turno e cercare un senso alla propria assenza temporanea trasformandola in presenza discreta e sensata. In fondo, quello è il suo spazio, quello è il suo tempo, quelle sono le persone con le quali ha relazioni che conosce. Un tecnico per lui non è altro che un alieno.


Ma, in concreto, che cosa fa un personaggio se si ripresenta sul palcoscenico fuori tempo, nell’intervallo oscuro durante il quale non ha battute, quindi nel suo periodo di ombra; anzi, di non esistenza. Egli non ha il diritto di interferire con l’azione in corso: non ha nulla da dire, non ha nulla da fare assieme agli altri personaggi.


In effetti, egli è sullo sfondo. Utilizza lo spazio che gli è familiare perché è stato costruito anche per lui; addirittura, ha il potere di dilatarlo e quella che era una via diventa una città. Si muove in questa città che è la sua città e incontra spettri che fanno comunque parte del dramma, perché fanno parte della sua vita; oppure ripensa al recente passato e si prepara all’imminente futuro; e spia, spia quello che gli altri personaggi combinano, se lo sviluppo della vicenda glielo consente.


Per procedere su questa strada di personaggi che si rendono autonomi dal testo e continuano a vivere al di là delle battute a loro riservate, c’è anzitutto bisogno di uno spazio che si dilati all’infinito: una stanza è la casa, una via la città, una città il mondo.


C’è poi bisogno di ripensare alle relazioni tra i personaggi, che non sono più legate solo al qui e ora, ma si dilatano come lo spazio, perché chi non ha la battuta è comunque presente altrove e pensa a sé e agli altri e a quanto è successo, succede e succederà.
Uno sguardo può rendersi indispensabile, oppure può essere di troppo e rendere falsa una relazione costruita con tanta cura dal regista.


Ecco il lavoro che intende fare Il “Teatro dei passeri” con “L’Arlechin ladro e ladron”.
Il punto di partenza è il testo.


La rete di battute sono i CONTATTI verbali, visivi e fisici tra i personaggi in scena. Le battute comprendono anche i silenzi, che suggeriscono o stimolano a prendere in considerazione. Esse offrono lo spunto al regista per la mimica e i movimenti, ai quali fa da supporto la colonna sonora.


Questi contatti nascono dalle RELAZIONI che preesistono o che si stabiliscono tra i personaggi in base allo sviluppo della trama. Essi sono anche fonte di nuovo relazioni, in un processo di legami che si fa sempre più complesso e instabile fino allo scioglimento finale dove essi si definiscono e si rinsaldano.


Che cosa rende significative le relazioni? Gli ATTEGGIAMENTI (Con il termine atteggiamento si indica la disposizione di ogni persona di produrre risposte, determinate dall'ambiente familiare o sociale, riguardo a situazioni, gruppi o oggetti – Wikipedia).


Ogni personaggio è quindi definito, più che da un’indagine psicologica individuale, dalla rete di relazioni in cui è coinvolto e dalle reazioni personali nei riguardi di persone e fatti.


Se invece il personaggio fuori scena ridiventa attore, che cosa succede? Penso che la metamorfosi da attore a personaggio debba mantenersi fluida, in modo che la persona possa viaggiare nei due sensi (attore-personaggio) senza mai staccarsi definitivamente dall’uno o dall’altro, sviluppando la capacità di spostarsi rapidamente per porte lasciate aperte, con disinvoltura e senza stacchi.
Ma questo fa parte della nostra sperimentazione.


Tutto ciò nasce dall’esigenza di definire il ruolo del personaggio fuori scena e anche di fornire ai ragazzi una via d’interpretazione che non sia psicologica. Essi devono interpretare personaggi adulti delle cui dinamiche interiori non hanno alcuna esperienza. Che cosa ne sa un ragazzo della meschinità di un Pantalone, avaro e adultero?


Il ragazzo si muove meglio nelle relazioni, poiché la sua è l’età dei rapporti sempre più allargati e importanti; l’età dell’amicizia e del gruppo; l’età dei contatti; l’età in cui si formano gli atteggiamenti che ne definiranno la personalità.

IL TEATRO DEI PASSERI

ottobre 2008 - maggio 2009

Sedici ragazzi e un progetto avviato dal Comitato Genitori dell’istituto “Verjus”: un anno di teatro, circa venticinque incontri settimanali di due ore.

Troppi iscritti per un testo unico. Si formano due gruppi e ognuno in poco più di venti ore deve realizzare uno spettacolo. I due spettacoli sono paralleli e li raccorda il fantasma di Arlecchino alla ricerca del “teatro vero”, quello della commedia dell’arte.


Ecco “L’Arlechin fantasimo”, un testo che offre la possibilità di mettere in scena maschere antiche e maschere moderne e di affrontare quindi l’interpretazione da prospettive diverse.
I ragazzi non hanno frequentato un vero e proprio corso. Hanno imparato sul campo, facendo subito ciò che doveva essere il loro punto d’arrivo. Una strategia quindi anomala, ma che ha consentito di catapultarli fin dall’inizio nella dimensione dei rapporti tra l’attore, il personaggio, il testo e il pubblico.


Solo una sinergia straordinaria ha portato al risultato finale: genitori, una maestra, un grafico… Un passo dopo l’altro si è costituita una “compagnia” davvero originale che si spera trovi continuità con il medesimo approccio: voglia di fare, di sperimentare, di divertirsi, di offrire ai ragazzi occasioni di cultura e di crescita personale.

In un teatro un improbabile regista con la sua stramba compagnia progetta uno spettacolo e propone esercizi agli attori. Il fantasma di Arlecchino li osserva disgustato: i suoi colori sono sbiaditi perché il teatro delle maschere fa ormai parte della storia. Ma ecco arrivare dalla platea un Arlecchino in carne e ossa, e con lui Zanni, Pantalone, Florindo, le servette… e perfino Carnevale e Quaresima! Signore e signori, si va a incominciare.

ARLECCHINO, Tommaso Canovi - CARNEVALE, Lorenzo Bedostri - COLOMBINA, Veronica Tornese - DORINA, Lara De Ruvo - FLORINDO, Alessandro Massara - PANTALONE, Andrea Morello - QUARESIMA, Francesca Brunelli - ROSINA, Miriana Caprera - ZANNI, Giorgio Rivolta.
IL FANTASMA DI ARLECCHINO, Nicola Crippa. IL SUGGERITORE, Elio Canovi. IL REGISTA, Matteo Melone. GLI ATTORI: Cristiana Bolamperti, Sofia Farioli, Gilberto Gerundini, Erica Truzzu.

 


NOVARA OGGI, venerdì 29 maggio 2009

Anteprima alla presenza dei genitori.

A Milano per assistere a "Arlecchino servitore di due padroni", con visita del Teatro Studio accompagnati da Stefano De Luca e incontro con gli attori, in particolare con Enrico Bonavera.

Prova generale nella casa di riposo "Pariani" di Oleggio.

Gianna Cannaos alle scenografie.

Lo spettacolo al Teatro Comunale di Oleggio, giovedì 21 maggio 2009.

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