L’intromissione degli
dei nella vita di Albino Guidi si fa sempre più pesante. Proprio
quando si rifà vivo un amico e regista milanese con una proposta
entusiasmante, le Cariti gli organizzano un gruppo di ragazzi con i quali
mettere in scena un’arlecchinata. La compagnia degli adulti deve
fare i conti con Ade, risoluto a vendicare Ares umiliato ed esiliato;
il gruppo di ragazzi deve vedersela con mostri spaventosi come l’Echidna
e le Erinni. La battaglia finale vedrà schierati da una parte maschi
spietati e tirannici e dall’altra femmine irriducibili sostenute
dalla potenza di Eros. Nel mezzo, Albino. Una vera e propria discesa nel
Tartaro, il suo teatro. |
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(pag. 173) “Umani sciocchi e votati alla morte, perché la invocate anzitempo? Giungo per dirvi che il vostro teatro finisce qui. Esso offende il dio e a nome suo vi ordino: rinunciate a questa impresa di parole che insultano, state lontani dai luoghi in cui si raccontano storie, non parlate mai più a nome di altri, rinunciate a dare voce all’indignazione e alla fame di giustizia, al dolore e alla sventura, all’oscenità e alla bestemmia, alle passioni di cui siete vittime. Solo preghiere e implorazioni, solo atti di devozione e sottomissione, da voi! Così dev’essere, così sia, così sarà.” |
(pag. 144) Ma chi si credeva? Che diritto aveva di porre fine alle vite e alle cose in un attimo, magari solo per un capriccio? Non era onnipotente! Nessuno lo era. L’avrebbe digitato sulla tastiera, l’avrebbe scritto nero su bianco, l’avrebbe gridato nel suo romanzo che Ade non era onnipotente, e che nella sua immaginazione poteva anche farsi beffe di lui. Che provasse a spegnergliela, la sua immaginazione libera! |
Ancora una volta la vita tranquilla di Albino Guidi viene sconvolta dall'intromissione di Atena. La dea lo esorta a fare teatro con una filodrammatica speciale, della quale entra a far parte una titanide in fuga da Ares. Il dio trova alleati in paese, cinici e ipocriti. La battaglia di Albino riguarda non solo la libertà di espressione, ma gli ideali di un mondo tollerante e giusto. Lo spettacolo straordinario che alla fine presenta alla popolazione è un inno ai valori veri, non quelli conclamati da tribune e pulpiti. Robin Edizioni, 2011
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RECENSIONE IBS betti (26-03-2011) |
“Io non voglio diventare vittima del potere. Che sia detenuto da uomini o da dei è indifferente, sia gli uni sia gli altri sono meschini e mediocri. Perché così avviene, che il potere finisce sempre nelle loro mani, nelle mani dei peggiori. Io voglio vivere così, tra la gente pacifica. Voglio vivere, Albino, e come Armonia mi è concesso. Come titanide no.”
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"Un fauno in legnaia"
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La prima recensione di "Un
fauno in legnaia" è di Betti, amica e acuta editor di tutti
i miei libri (editor non ufficiale). Le recensioni degli amici non contano?
Per me sì, e molto.
"Ironia sagace. Il ritratto senza acrimonia della ferocia nascosta sotto i paludamenti dei valori e dei principi assoluti. La società che, forte della propria compattezza numerica, rifiuta l’individuo non omologato, disprezza ciò che non riesce a raggiungere, condanna ciò che non capisce; e chi ha l’animo oscuro sa come arpeggiare sulle corde dell’ignoranza e dell’insoddisfazione per scatenare il fanatismo e il gusto sanguigno della vendetta. Ma c’è un giardino in cui spirito umano e spirito vegetale si accordano nel respiro cosmico, nel ritmo primordiale di luce e buio, aria e acqua, terra che genera e che accoglie le spoglie della vita: qui le parole sono fatte di pensieri e di battiti d’ali. I piani di lettura sono molteplici: illuministica aspirazione alla tolleranza, rifiuto della violenza come risposta alla violenza, visione animistica della natura, filosofica consapevolezza della vita come trasformazione, dialogo interiore. E molto altro ancora. In una scrittura dalla cristallina trasparenza comunicativa, preziosa senza esibizionismi, in cui la vita si rivela nella sua voce universale, oltre l’individuo, oltre lo spazio, oltre il tempo." |
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