Teatro Filodrammatici

Via Filodrammatici, 1

20121 Milano

novembre 2009

VERGINELLA
di Aquilino
con Tommaso Banfi, Marta Comerio, Annamaria Rossano
scene e costumi LupusAgnus
organizzazione Valentina Falorni
regia Stefano De Luca
produzione LupusAgnus Piccolo Teatro di Milano

Verginella -dieci anni- in fuga dall'istituto a cui è stata affidata in custodia, si rifugia in una chiesa. Gli adulti che si occupavano di lei, la madre e lo zio, sono stati arrestati dalle forze dell'ordine con l'accusa di molestie sessuali. La bambina non può confidare a nessun'altro il suo dramma segreto se non a un'immagine sacra che rappresenta Gesù. E lo farà con le parole -poetiche e devastanti- di una bambina sospesa tra amore e terrore per l'adulto abusante, tra negazione e disperata ricerca di soccorso.

Verginella è il secondo spettacolo di LUPUSAGNUS.
Costituisce inoltre il secondo tassello di una trilogia di Aquilino sulla famiglia, iniziata in questa stagione con la messa in scena di “Mamma mammazza” e che si concluderà nel 2010 con l'antimusical “Canicani”.

La poetica di Lupusagnus ci porta naturalmente ad affrontare e approfondire tematiche legate alla violenza e all'emarginazione. Tematiche che richiedono una riflessione che porti al superamento della semplice reazione emotiva davanti al mostro di turno. Ma che indaghi invece sulle complesse dinamiche di potere e di sopraffazione che si annidano nelle relazioni umane e sociali, persino all'interno della famiglia.

Il teatro non è certo informazione. Ma può essere riflessione. La società riflette su se stessa. Promuove la discussione e l'approfondimento.
Queste tematiche non possono essere lasciate alla informazione spettacolarizzata né semplicemente all'aspetto giudiziario delle vicende di pedofilia.
In questo crediamo che il teatro possa e debba offrire il suo contributo allo sviluppo di una società matura, in grado di saper guardare anche agli aspetti più oscuri dell'animo umano e delle relazioni familiari e sociali.

TEATRIMILANO.IT - http://www.teatrimilano.it/317-verginella-filodrammatici-lupusagnus.htm
La scena prende vita e commuove con LupusAgnus
Valeria Colizzi - 13.11.2009
"C'era una volta il lupo e l'agnello, il lupo vuol mangiar l'agnello in virtù della sua forza ma l'agnello non capisce le sue colpe e sta lì, così il lupo....". E' emozionante, travolgente ed allo stesso tempo scomoda la messa in scena di "Verginella" al Teatro Filodrammatici.La giovane compagnia Lupusagnus ci propone il secondo capitolo della "Trilogia della famiglia" iniziata con " Mamma mammazza" e che si concluderà nel 2010 con l'antimusical Canicani.L'opera, dal testo alla sua rappresentazione è frutto del lavoro della compagnia formata da tre giovani e talentuosi attori, il regista Stefano De Luca e l'autore Aquilino Salvadore, giornalista, psicoterapeuta ed insegnante.Il metodo di lavoro è di continuo arricchito da incontri con il pubblico, dibattiti, laboratori che costituiscono per la compagnia un'opportunità di ricerca e studio delle innumerevoli sfaccettature che può avere un testo e la sua rappresentazione, soprattutto quando l'argomento trattato è la violenza in tutte le sue forme, l'odioso ululato del forte che schiaccia il più debole.Verginella è la storia di un'abuso, della violazione dell'innocenza inconsapevole, è la storia di mille bambini che incontrano l'uomo nero e a cui la protagonista magnificamente da voce.Una chiesa fatta di due panche ed un altare scarno ed una silente statua di Gesù accolgono lo straziante racconto di un'infanzia più volte dominata, violata, umiliata.Mai la piccola Verginella racconterà gli orribili avvenimenti, sarà sempre al limite tra il buio e la candida luce della sua giovane età, tra l'amore per coloro che la feriscono, la paura e la rabbia. Al contrario, come mostri nella sua testa, a svelarci l'inascoltabile sono la madre e lo zio, che carnefici e lupi, si aggirano come ombre spaventose nell'animo della bambina.La regia è curata ed innovativa, la scenografia è semplice ma efficacissima , 4 panche di legno che diventano alternativamente l'altare,il confessionale, la tomba della madre e dello zio, gli scivoli di una bambina al parco. Tutto quanto è in scena vive. Il lavoro degli attori diretti dal bravo Stefano de Luca è credibile e fortemente evocativo, durante un'ora e mezza di spettacolo non c'è un attimo in cui le immagini non travolgano lo spettatore e lo portino altrove, laddove le parole prendono vita e diventano dense, tangibili. Gli interpreti della raccapricciante storia hanno la capacità di provocare emozioni intense al limite della commozione senza aggiungere nulla ad una recitazione vera, pulsante e travolgente.L'atmosfera inquietante e molesta è sempre sostenuta da un giusto ritmo, da musiche improvvise e spiazzanti accompagnate da strani balli e movimenti dei protagonisti che forniscono immagini quasi cinematografiche con l'intensità e la magia del teatro. Quando il teatro riesce a parlarci di argomenti su cui ci sembra di sapere tutto, o di aver già sentito abbastanza con forza espressiva ed immagini nuove senza dover dire troppo, o fare troppo o arricchire troppo la scena, allora siamo di fronte al teatro che ci fa emozionare anche a sipario chiuso, nella strada verso casa, il giorno successivo appena svegli. Allora abbiamo visto, forse, il teatro così come dovrebbe essere.
VIRTUALMILANO.COM -
http://www.virtualmilano.com/Teatro/recensione.asp?IDEvento=2874
Arriva il secondo capitolo, dopo il successo di Mamma mammazza, della giovane compagnia Lupusagnus – regista e attori formati alla scuola di Giorgio Strehler – che mette in scena in prima nazionale, al Teatro dei Filodrammatici di Milano, un nuovo scottante testo di Aquilino, Verginella.Verginella è il secondo tassello di una trilogia sulla famiglia che si concluderà nel 2010 con l'antimusical Canicani. La poetica di Lupusagnus affronta e si sforza di approfondire tematiche legate alla violenza e all'emarginazione. Alla ricerca di una riflessione che superi la semplice reazione emotiva davanti al mostro di turno e riesca, invece, a indagare sulle complesse dinamiche di potere e di sopraffazione che si annidano nelle relazioni umane e sociali, anche e soprattutto all'interno della famiglia. La protagonista – una ragazzina di undici anni – in fuga dall'istituto a cui è stata affidata in custodia, si rifugia in una chiesa. Gli adulti che si occupavano di lei, la madre e lo zio, sono stati arrestati dalle forze dell'ordine con la terribile accusa di molestie sessuali. In chiesa, di fronte ad una silenziosa statua di Gesù, Verginella racconta la sua storia, descritta attraverso la percezione distorta e drammaticamente contraddittoria del suo devastato mondo affettivo. Allo stesso tempo, in un serrato montaggio drammaturgico, assistiamo alle reazioni dei due adulti sotto accusa. Tematiche di una certa entità non dovrebbero essere affidate soltanto all’informazione spettacolarizzata né semplicemente all'aspetto giudiziario delle vicende di pedofilia, per questo il lavoro della compagnia Lupusagnus opera nella convinzione che il teatro possa e debba offrire il suo contributo allo sviluppo di una società matura. Un ulteriore spazio di elaborazione e di coinvolgimento è infatti previsto per gli spettatori, grazie a momenti di discussione a seguito della visione dello spettacolo. Incontri che si configurano come parte integrante del lavoro teatrale e costituiscono un elemento distintivo del modo di intendere il teatro e la relazione con il pubblico.Un nuovo approccio al teatro che ognuno dovrebbe provare, assistendo a uno spettacolo capace di intrattenere e, allo stesso tempo, comunicare e informare su temi troppo spesso ignorati.
IL GIORNALE, giovedì 12 novembre 2009.
Al Filodrammatici, «Verginella» contro le violenze ai minori.
Dopo il successo di Mamma mammazza, la giovane compagnia Lupusagnus – regista e attori formati alla scuola di Giorgio Strehler – ci riprova al Teatro dei Filodrammatici (fino a domenica, info: 02-36595671) con un nuovo scottante testo di Aquilino, Verginella. L’opera costituisce il secondo tassello di una trilogia sulla famiglia che si concluderà nel 2010 con l'antimusical Canicani. La storia: Verginella, dieci anni, in fuga dall'istituto a cui è stata affidata in custodia, si rifugia in una chiesa. Gli adulti che si occupavano di lei, la madre e lo zio, sono stati arrestati con l'accusa di molestie sessuali. La bambina non può confidare a nessun altro il suo dramma, se non a un'immagine sacra che rappresenta Gesù. E lo farà con le parole - poetiche e devastanti - di una bambina sospesa tra amore e terrore per l'adulto abusante, tra negazione e disperata ricerca di soccorso. Verginella, il secondo spettacolo di Lupusagnus, affronta tematiche legate alla violenza e all'emarginazione. Tematiche che, evidentemente, non possono essere affidate soltanto alla informazione spettacolarizzata né semplicemente all'aspetto giudiziario delle vicende di pedofilia. Ulteriore spazio di elaborazione e di coinvolgimento è infatti previsto per gli spettatori, grazie a momenti di discussione dopo lo spettacolo. Incontri che sono parte integrante del lavoro della compagnia e ne costituiscono un elemento distintivo. Lupusagnus nasce da un’idea del regista Stefano de Luca, assieme a Tommaso Banfi, Marta Comerio, Sergio Leone, Annamaria Rossano, Giorgia Senesi, e al drammaturgo Aquilino, con l’obiettivo di recuperare l’antico e fondamentale rapporto tra autore ed esecutori del testo: «Crediamo che la prova del palcoscenico sia l’unica esperienza capace di formare e affinare un autore di teatro - afferma Aquilino -. Ci nutriamo dunque gli uni degli altri, in un rapporto simbiotico.
CIAO MILANO.IT
.:. teatro / mostri di turno. Verginella, bambina in fuga dagli abusi famigliari, in un convento trova conforto in un’immagine di Gesù a cui confiderà, con terribile semplicità, la sua travagliata storia di emarginazione e violenza: uno spettacolo duro ma toccante, per riflettere senza metafore sulle tragedie domestiche ad opera della compagnia LupusAgnus. Tratto da Aquilino, regia di Stefano de Luca, prima nazionale.
LE VETTE CERCANO GLI ABISSI - blog di Daimon.
http://levettecercanogliabissi.blogspot.com/2009/11/verginella.html
Domenica 15 novembre.
Solo una compagnia che ha un nome che porta in sè le contraddizioni drammatiche dell'eterno paradosso del rapporto tra bene e male, lupusagnus, poteva portare in scena la purezza di una fanciullagnus, corrotta e massacrata dalla violenza corrosiva degli adultupi.
La violazione dell'innocenza è rappresentata urlando la drammaticità e la violenza subita in attimi di silenzio senza fine, che vengono interrotti dall'ululato penetrante e distruttivo del lupus; ululato che squarcia i silenzi provocando ferite che non potranno rimarginarsi mai.
Ma il lupus non è cattivo solo quando ulula, il lupus deve essere punito anche quando sta zitto, quando non urla al mondo gli orrori che vede, ma non subisce, diventando in questo modo complice di una barbarie.
E l'agnello rimarrà per sempre la vittima sacrificale, il condannato chiamato a subire all'infinito, in una coazione a ripetere che pretende una drastica interruzione.
TEATROTEATRO.IT - di Alessandro Mauri, 15 novembre
http://www.teatroteatro.it/recensioni_dettaglio.aspx?uart=2463
Storia a tinte fosche fin troppo realistica.Aquilino imbastisce un intreccio che ci vuol poco a immaginarsi cronaca: i personaggi oscuri, perversi e imperdonabili che tratteggia nei testi sono anime da poco prezzo, scarti di produzione nella società del business, del successo, del superamento.La loro disumanità si dà per scontata, al punto che neppure si rimane male nel sentire i dettagli delle loro brutture. Perché sono ineludibili verità, e per di più verità se non proprio accettate, almeno assimilate alla quotidianità di questo primo scorcio di secolo, come la Mafia, la sporcizia in Campania o la parzialità dei giornalisti.Su una base così rudemente concreta, la regia di De Luca innesta una scena minimale ma evocativa, con quattro panche che ricordano un altare, porta gli attori a recitare sopra le righe, fingendo una volgarità che è vera nei loro personaggi, e giustappone musiche e coreografie d'impatto.Il risultato è un flusso ininterrotto di menzogne via via più sincere, che forse con un po' di anticipo, rispetto alla composizione scenica, arriva all'unica verità innegabile: una follia di sensualità insipide, trasmessa dai genitori alla figlia, che prima di esaltare spaventa, ma prima di spaventare cancella la possibilità di conoscere un vero sentimento.E in questa ostentazione dell'amore, della carne e dell'anima, l'unica cosa che proprio non riesce a passare è proprio l'Amore.
LA "VERGINELLA" IMPAURITA di Livia Grossi.
Corriere della sera, 10 novembre 2009.
H a soli dieci anni e ha già subito una delle violenze più devastanti, lo zio ha abusato di lei, con la complicità della sua stessa madre. Il Teatro Filodrammatici debutta stasera in prima nazionale con «Verginella» di Aquilino; secondo titolo del focus dedicato alla famiglia della compagnia LupusAgnus. «Testo che parla di paura e di emarginazione», spiega il regista Stefano De Luca, «dove la famiglia diventa specchio di un aberrante circuito di potere dai confini più ampi di quelli di una casa». Protagonisti lo zio (Tommaso Banfi) sotto processo in tribunale, la madre (Annamaria Rossano) durante l' interrogatorio in questura, e sua figlia Verginella (Marta Comerio), che si rifugia in chiesa dopo essere fuggita dall' istituto cui è stata affidata. Una bimba senza nome, in bilico tra amore e terrore.
Il lupo e l'agnello: violenza e brutalità nelle nuove drammaturgie.

di Renzo Francabandera, 19 novembre 2009 in APRILE, quotidiano per la Sinistra.

http://www.aprileonline.info/notizia.php?id=13550

A Milano alcuni spettacoli interrogano il pubblico sulla violenza endemica nel sistema di relazioni del nostro tempo. La nuova drammaturgia di Aquilino, portata in scena da Lupus Agnus e il lavoro dell'Accademia degli Artefatti con Mark Ravenhill svelano i retroscena dell'ambivalenza coesistente della dicotomia dei sentimenti
Nel teatro può esserci tutto (anche drammaticamente niente, capita spesso). E quando c'è il nostro tempo, come sempre più spesso accade nei luoghi che accettano le sfide delle nuove drammaturgie, capita di trovarsi davanti a dilemmi tragici, a violenze, a conflitti fra valori e disvalori, all'inversione degli stessi. L'esistente violento che somma microcosmo relazionale e macrocosmo planetario si specchiano come fossero congiunti astralmente nel tema natale dell'uomo. La scena contemporanea ripropone questi dilemmi. E' il caso di alcuni spettacoli a Milano in questi giorni.
Partiamo dal Teatro Filodrammatici dove è andato in scena Verginella, secondo atto, per così dire, di una trilogia sulla famiglia (che si concluderà nel 2010 con l'antimusical Canicani), su testo di Aquilino, e affidato all'interpretazione della compagnia Lupusagnus diretta da Stefano De Luca, regista di scuola Strehler. Il sodalizio artistico fra tutti mira ad approfondire tematiche legate alla violenza e all'emarginazione, in particolar modo a quelle spesso meno visibili, quelle che hanno luogo fra le mura domestiche. Ecco quindi che il rapporto genitori figli in Mamma Mammazza fotografava quelle morbosità che segnano per molti le esistenze. Con Verginella il tema diventa ancora più duro e diretto. Lei è una bambina di undici anni, in fuga dall'istituto a cui è stata affidata in custodia, si rifugia in una chiesa. Gli adulti che si occupavano di lei, la madre e lo zio, sono stati arrestati con l'accusa di molestie sessuali ai suoi danni. Ognuno dei protagonisti racconta la sua versione dei fatti. Intanto si dipana in scena la storia, e i drammi relazionali che legano vittima e carnefice, dove vittima è la bambina, il sistema sano di relazioni fra individuo e società. Entro una scena semplice ma interessante, fatta di semplici panche di legno che diventano chiesa, cella, tribunale, camera da letto, la drammaturgia e la messa in scena reggono, poche le debolezze di un testo che riesce a tessere il delicato complesso della devastazione che la violenza provoca nel devastato mondo affettivo della bambina, ma anche i suoi dubbi e i suoi sensi di colpa, e il paradossale amore per i carnefici, tutte cose queste che chi ha affrontato a fondo questi temi conosce benissimo, mentre sono molte le letture superficiali che non arrivano al profondo. Verginella è un lavoro appuntito e doloroso che, a parte qualche semplificazione drammaturgica nel finale, mantiene una potente forza comunicativa per tutto il tempo. Intense e da segnalare le prove di Marta Comerio, la bambina e Tommaso Banfi, lo zio. Un po' urlata e sopra le righe sia l'interpretazione che la sfumatura drammaturgica della figura materna. Nel complesso, comunque, un altro potente lavoro di gruppo, che lascia il segno, e conferma una realtà di grande interesse.

Lui la chiama verginella
urla t’amo dalla cella
mentre l’ama l’accoltella
scappa via la pecorella
il rifugio è un luogo cupo
ci sta un uomo o ci sta un lupo?
non è un luogo ma un dirupo
Verginella un grido muto.


Arrivederci, Verginella. Ci hai dato cinque serate straordinarie, di emozioni intensissime. Ieri sera hai voluto concludere trionfante. Il pubblico (platea piena) entusiasta, il dibattito dopo lo spettacolo un incontro caloroso di persone intelligenti e sensibili. Noi di Lupusagnus siamo stati subissati di complimenti sinceri. C'è un pubblico che ci segue e che aspetta già con ansia "Canicani", il musical dell'anno prossimo. Io ringrazio ancora Stefano, Tommaso, Marta e Annamaria. Sono eccezionali. Ma non solo. Ringrazio gli universitari che hanno dato una mano preziosa all'organizzazione, il Piccolo per il supporto, e tutti quelli che mi hanno scritto.

Verginella, tre repliche straordinarie. Tre interpretazioni indimenticabili. Grazie, Lupusagnus. E grazie al pubblico. Ogni volta gli spettatori si sono fermati dopo lo spettacolo per il dibattito. Sentivano il bisogno di ascoltare e di esprimere, di condividere l’esperienza con gli altri per non portarsi a casa tutto intero il peso di quello a cui avevano assistito. Abbiamo ascoltato i commenti di magistrati, psicoterapeuti, padri e madri, rappresentanti di associazioni che si occupano di abusi sulle donne e sui minori, liceali, nonni che dicevano: ma come è successo che il mondo si è tanto imbarbarito? Abbiamo parlato del forte impatto dello spettacolo e della sua azione sensibilizzante e addirittura della sua capacità di svelare, al di là dell’inefficacia mediatica, le dinamiche umane degli aguzzini e le sofferenze nascoste delle loro vittime. Ma abbiamo parlato molto anche di teatro come arte, certo. Di drammaturgia, di regia e di interpretazione. Il pubblico ha trovato interessante e stimolante l’incontro con la compagnia al completo, una porta aperta sul “che cosa c’è dietro” che amplia le potenzialità espressive del teatro. Grazie a tutti.