La
consapevolezza di un punto d’arrivo può arrivare
tardi, ma tutto quanto la precede fa parte di un processo e non
va certo rinnegato. Ho scritto tantissimo, spesso male, ma ogni
parola ha contribuito all’attuale soddisfazione. Le vecchie
opere per adulti mi sono servite per capire quanto fossero inadeguate
e lontane dai miei oscuri obiettivi: i loro difetti sono diventati
punti di forza. Quelle per i ragazzi mi hanno aiutato nella sintesi
e nell’uso della versificazione, oltre che a un montaggio
rapido, di stampo cinematografico. I saggi sul teatro, molto arrischiati,
mi hanno introdotto alle problematiche stimolandomi a leggere
leggere leggere. Ho così scoperto la vena inesauribile
della tragedia greca e l’ho seguita con dedizione.
Dapprima ho cercato di sondarne la struttura,
alla ricerca di una forma mia. Poi ho riscontrato la convergenza
delle tematiche: la natura dell’eroe, l’essenza/assenza
della divinità, il rapporto tra pubblico e privato, l’autodeterminazione,
la diversità, la famiglia… Mi sono avviato verso
un linguaggio personale che nascesse dall’alfabeto della
tragedia greca, modificato nei suoi segni per tentare una tragedia
moderna. Lontana dalla quotidianità e dalla cronaca, voluta
per un’esegesi alta della contemporaneità e valida
per tutti i tempi.
I personaggi si ritrovano in un luogo chiuso,
al di fuori del quale si scatena la tempesta del mondo. È
il luogo delle meditazioni, delle rivelazioni, delle decisioni
e dei cambiamenti. Un protagonista, una spalla, un antagonista,
il coro: questo è lo schema passibile di variazioni. L’espressione
è sia prosastica (si passa dalla retorica al linguaggio
più popolare, ma sempre “letterario”) sia poetica
(versi liberi, o in metrica o in rima, soprattutto per il coro).
L’azione rispetta le unità “aristoteliche”
(che in verità ne prevedeva solo una, d’azione; le
altre risalgono all’umanesimo): di tempo, di luogo, di azione.
Compaiono i grandi eroi elleni, perfino i mostri come Cerbero;
e a volte gli dei. I contenuti si rifanno alle grandi tematiche
dell’umanità e non concedono nulla alla cronaca spicciola
dei tempi, ma ne riflettono gli umori (gli pseudo eroi del gossip,
della finanza, del socialismo capitalista; le migrazioni; la giustizia
elitaria; il potere e la ricchezza, l’isteria di massa…).
Ho cominciato con l’elaborazione della
“drammaturgia del luogo chiuso” (vedi saggio), continuando
con la scoperta del doppio gruppo di interpreti: quelli relativi
al dramma vero e proprio, che non hanno alcun rapporto con il
pubblico; e quelli che il dramma lo commentano, lo raccontano,
lo condividono con il pubblico. Grotowski e Brecht alleati sulla
scena. Nessuna didascalia. Il ponte tra la drammaturgia e la messa
in scena non è costruito dalla regia dell’autore,
che con le battute ha esaurito il proprio compito, ma dall’allestimento
di un regista esterno o di una compagnia.
Molte strategie espressive sono nate dal lavoro con i bambini,
allestendo le Baccanti e la Medea.
Le prime opere sono diverse l’una
dall’altra e denunciano la sperimentazione, la ricerca di
contenuto e contenitore. Ecco i titoli delle “tragedie mitiche”:
GANIMEDE (finalista Cendic)), ACHILLE SULL’ISOLA DEI SERPENTI,
ANDROMACA DEVE MORIRE, AUGE DEL SANGUE, CLITENNESTRA VERSUS APOLLO,
DAFNI AMA PAN, ELENA TU SEI PANDORA (finalista Cendic), PRIAMO
SUPPLICE (scelto per lettura), e la prima ingenua TIRSO. Ho scritto
anche (dedicato a Eracle, una delle mie passioni) LE DISGRAZIE
DI SOSIA, incentrato sul servo e non su Anfitrione. Vedi sotto
gli incipit.
Sono così giunto a opere coerenti e di cui sono orgoglioso:
LA RIVOLTA DEGLI SCHIAVI IN SICILIA, DEI SUPPLICI, L’ERACLE,
I CORINZI. Non vedo l'ora di continuare su questa strada. Magari
un CRIZIA, il primo ateo della storia.
Tengo un laboratorio di teatro per ragazzi e l’anno scorso
ho presentato le Baccanti, quest’anno la Medea. Scrivo per
compagnie locali.
Spero un giorno di vedere la messa in scena di una delle ultime
opere. So che generano diffidenza. Ma io non scrivo per un consumo
legato all’attualità. Ci sono già il cinema
e la televisione.
TUTTO QUESTO HO SCRITTO ANNI FA. ORA SIAMO
NEL 2021 E TANTE COSE SONO CAMBIATE. QUALI? QUANDO AVRO' TEMPO,
VE LO DIRO'. |